PFAS E PLASTICA
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Acque reflue, dall’UE monitoraggi più rigorosi anche per PFAS e microplastiche
I deputati dell’Europarlamento hanno approvato in via definitiva le nuove norme per la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane. Si punta anche ad un migliore monitoraggio di inquinanti chimici, inclusi i PFAS
Che cosa sono le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS)?
I PFAS sono sostanze per- e polifluoroalchiliche note come “inquinanti eterni” (“forever chemicals”) che costituiscono una famiglia di più di 4.000 varietà di composti alchilici perfluorurati a catena lunga e a catena corta1. I PFAS vengono impiegati in una varietà di industrie per le loro eccellenti proprietà di resistenza agli oli, all’acqua, alla temperatura, alle sostanze chimiche e al fuoco e sono noti per il loro uso in reazioni di polimerizzazione per la produzione di fluoropolimeri come il Teflon® prodotti da aziende come la 3M e la DuPont. Tra i prodotti industriali, così come tra quelli di consumo, i prodotti che contengono PFAS o composti ad essi correlati sono molto diffusi: prodotti per imballaggio, prodotti cosmetici, pentole e tegami non aderenti, prodotti antimacchia, pitture, materiali per rivestimenti e schiume antincendio.
L’uso estensivo dei PFAS e le loro proprietà eccellenti hanno determinato un accumulo persistente di questi composti chimici di sintesi in matrici ambientali e biologiche, associato di recente con patologie quali danni epatici, tumori, indebolimento del sistema immunitario e alti livelli di colesterolo negli esseri umani1-3.
PFAS, sostanze alchiliche per- e polifluorurate, secondo la definizione OCSE 2018 sono una grande famiglia di oltre 4.700 sostanze chimiche di sintesi prodotte dall’uomo.
Dalla loro introduzione alla fine degli anni ‘40, i PFAS sono stati utilizzati in una gamma sempre più ampia di prodotti di consumo e applicazioni industriali.
Sono utilizzati per la loro capacità di respingere sia il grasso che l’acqua, nonché per la loro elevata stabilità e resistenza alle alte temperature, grazie al loro legame carbonio- fluoro.
Tuttavia, questo legame - il più forte della chimica organica - è anche responsabile della loro estrema persistenza nell’ambiente...
PFAS nelle acque in bottiglia: allarme e reazioni
Uno studio di Altroconsumo riapre il dibattito sulla contaminazione da PFAS nell’acqua minerale.
Tra sostanze perfluoroalchiliche, limiti normativi ancora incerti e posizioni contrastanti, cresce l’attenzione dei consumatori e del settore.
È destinato a far discutere il recente studio condotto da Altroconsumo che ha analizzato 21 marche di acque minerali naturali in bottiglia vendute sul mercato italiano, rivelando la presenza in sei di esse di livelli elevati di acido trifluoroacetico (TFA), una sostanza appartenente alla famiglia dei PFAS.
Si tratta di contaminanti persistenti, detti anche “inquinanti eterni”, che secondo crescenti evidenze scientifiche possono rappresentare un rischio per la salute e l’ambiente.
Le sostanze perfluoroalchiliche sono già da tempo al centro di un’attenzione crescente, anche nel dibattito pubblico e normativo, ma la loro presenza in prodotti di largo consumo come l’acqua in bottiglia solleva interrogativi urgenti.
“È importante che vengano introdotti limiti specifici per queste sostanze anche nelle acque minerali,” scrive Altroconsumo nel suo approfondimento, ricordando che, sebbene dal 2026 entreranno in vigore i nuovi limiti europei per i PFAS totali nelle acque potabili (0,50 microgrammi per litro), non esistono al momento soglie fissate per il TFA nelle acque imbottigliate. ....
PFAS: le nostre analisi sull’acqua potabile rivelano dati preoccupanti in tutte le Regioni d’Italia
La nostra spedizione ”Acque senza Veleni”, che ha avuto luogo tra settembre e ottobre 2024 per verificare la contaminazione da PFAS (sostanze poli- e per-fluoroalchiliche) dell’acqua potabile in tutte le regioni d’Italia, è nata per rispondere alla crescente preoccupazione della popolazione e per sopperire alla mancanza di dati pubblici a riguardo. I PFAS, noti anche come “inquinanti eterni”, sono sostanze chimiche usate in numerosi processi industriali e prodotti di largo consumo, che si accumulano nell’ambiente e che sono da tempo associate a gravi rischi per la salute.
Ben prima di enti pubblici e agenzie governative abbiamo:
1) Realizzato la prima mappa nazionale della contaminazione da PFAS nelle acque potabili italiane, misurando la presenza di queste molecole nelle reti acquedottistiche di tutte le Regioni italiane;
2) Monitorato 58 sostanze, ovvero più del doppio delle 24 molecole che la nuova direttiva europea impone di quantificare;
3) Analizzato la presenza di molecole ultracorte (ad esempio Acido Trifluoroacetico, TFA, e Acido Acido perfluoropropionico, PFPrA) su cui, nonostante le preoccupazioni della comunità scientifica internazionale e dei legislatori comunitari per i loro effetti sulla salute umana, non esistono dati pubblici anche laddove si effettuano i controlli sui PFAS.
Per realizzare la prima mappa nazionale indipendente della contaminazione da composti poli- e per-fluoroalchiliche (PFAS) nell’acqua potabile, abbiamo raccolto 260 campioni in 235 comuni appartenenti a tutte le Regioni e Province autonome italiane. La quasi totalità dei campioni è stata prelevata presso fontane pubbliche e, una volta raccolti, i campioni sono stati trasportati presso un laboratorio indipendente e accreditato per la quantificazione di 58 molecole appartenenti all’ampio gruppo dei PFAS.
Per ogni provincia, i campionamenti hanno interessato tutti i comuni capoluogo e almeno un altro comune. In alcune grandi città sono stati eseguiti due campionamenti (Ancona, Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova, L’Aquila, Milano, Napoli, Palermo, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino, Trieste, Venezia). L’obiettivo della nostra indagine è fare luce su una delle forme di inquinamento più pericolose che abbia mai colpito il nostro Paese e spingere le istituzioni a mettere in atto misure concrete per proteggere la popolazione contro i PFAS.....
La scienza: Sostanze chimiche nell'acqua che beviamo: uno studio svela rischi e rimedi
Una ricerca internazionale evidenzia la presenza di PFAS nell’acqua del rubinetto e in bottiglia, anche in Italia. Ma c’è un metodo efficace per ridurli
Non è una buona notizia, anche se va presa con la necessaria cautela: alcuni scienziati hanno scoperto che campioni di acqua potabile in tutto il mondo recano tracce di sostanze chimiche tossiche.
Lo studio è stato condotto da ricercatori dell'Università di Birmingham (Regno Unito), della Southern University of Science and Technology, Shenzhen, e delle Università di Hainan e Haikou (entrambi in Cina) sulle acque di 15 Paesi.
Acqua e PFAS
I ricercatori hanno analizzato la presenza dei PFAS, ovvero composti chimici sintetici che non si degradano nell'ambiente.
I risultati sono preoccupanti: il 63% delle acque in bottiglia testate contiene questi contaminanti.
In particolare, due sostanze - l'acido perfluoroottanoico (PFOA) e il perfluorottano sulfonato (PFOS) - sono state trovate in oltre il 99% dei campioni di acqua in bottiglia.
Lo studio ne ha preso in esame 112 di 87 marchi con fonti d'acqua provenienti da 15 paesi tra Asia, Europa, Nord America e Oceania (tra i quali c'è anche l'Italia), oltre a campioni di acqua del rubinetto prelevati in città britanniche e cinesi.
"I nostri risultati evidenziano la presenza diffusa di PFAS nell'acqua potabile", spiega il professor Stuart Harrad dell'Università di Birmingham, coautore dello studio.
Ma non tutto è perduto.
La ricerca ha infatti dimostrato che esistono soluzioni pratiche alla portata dei consumatori: "Utilizzando un semplice filtraggio dell'acqua o la bollitura si rimuove una parte sostanziale di queste sostanze", conferma Harrad.
E i tassi di rimozione variano dal 50% al 90%, a seconda del tipo di PFAS e del trattamento utilizzato....